8. Hare Coursing UK, Waterloo Cup, Storia e Regolamenti parte 2

Parte seconda

In questa seconda parte viene descritto il regolamento, lo svolgimento e l’assegnazione dei punti in un Hare Coursing inglese.

 

ARTICOLO STORICO


Nato a North Somerset, Charles Blanning è cresciuto con i greyhounds. La sua famiglia cominciò ad allevarli e allenarli negli anni '20. Ha studiato alla King's School e al Christ's College, Cambridge, dove si è laureato con lode in letteratura inglese. Ha iniziato a scrivere sui greyhounds negli anni '70, prima per la rivista "Field" e  poi "Sporting Press", il notiziario settimanale irlandese sui greyhounds. Dopo la prima pubblicazione di "Racing Post" nel 1986, iniziò a contribuire con un articolo settimanale sul coursing finché lo sport fu abolito nel 2005. Scriveva anche regolarmente per "Greyhound Star" e per "Greyhound Magazine". E' autore di "A Coursing Year" e, insieme a Sir Mark Prescott, di "The Waterloo Cup". Nel 1988 è stato nominato Keeper of the Greyhound Stud Book e Segretario del National Coursing Club. Nel 2007 è andato in pensione. Sposato, con due figli, vive in un villaggio remoto nel Exmoor National Park, dove, quando non recita e dirige la compagnia teatrale locale, può essere avvistato al seguito dei suoi levrieri in sella al suo nevrile Connemara, Biscuit.


Capitolo, tratto dal libro “The Greyhound and The Hare” di Charles Blanning

Traduzione amatoriale.


Breve giuda al coursing (di una volta)

L'elemento fondamentale di ogni gara di coursing, a parte il terreno di corsa, le lepri e i levrieri, era un programma organizzato e l’elenco dei concorrenti. Tutte le gare di coursing erano semplici competizioni a eliminazione diretta in cui i vincitori di ciascuna manche procedevano alla successiva fino a quando restava un solo concorrente: il vincitore. In una Waterloo Cup, ad esempio, inizialmente c'erano 64 concorrenti abbinati in 32 coppie di levrieri. Nella prima manche, c’erano 32 corse, da cui 32 vincitori che avrebbero gareggiato in 16 corse nella seconda manche, e così via. Un semplice calcolo matematico rivela che il vincitore dovesse correre sei volte per vincere la competizione.

L'organizzazione del programma, generalmente nota come "card", veniva sempre effettuata in anticipo dalla Segreteria di gara utilizzando le iscrizioni che erano state presentate dai proprietari autorizzati a correre. Nel caso della Waterloo Cup, si trattava di "nominati" permanenti, proprietari famosi di cani da coursing a cui era stato concesso il diritto di partecipare ogni anno alla competizione con un levriero. Se il nominato non desiderava far correre uno dei suoi levrieri, restituiva la nomina al Comitato Waterloo, che nominava un sostituto da un elenco di richieste da proprietari senza una nomina.

Nel diciannovesimo secolo, i nominati della Waterloo Cup potevano scegliere i propri sostituti. Dato che ai nominati era richiesto di presentare il nome dei propri cani iscritti soltanto prima del sorteggio il giorno prima della gara, vi erano spesso grandi scommesse su una nomination da parte del pubblico che tentava di indovinare quale levriero avrebbe corso per un determinato nominato. Nominati e proprietari sfruttavano spesso questa confusione per ottenere il miglior prezzo possibile su un particolare levriero mortificando i bookmakers e al contempo le scommesse pubbliche.

Qualunque fosse la dimensione della scommessa, i corridori venivano abbinati casualmente tramite sorteggio dei nomi dei cani iscritti. In un evento con otto corridori, il primo e il secondo nome estratti si sarebbero scontrati nella prima corsa, mentre il terzo e il quarto nella seconda, e così via. Al primo cane di ogni coppia veniva assegnato un numero dispari nel programma e indossava un collare di lana rosso per essere identificato, gli veniva messo lo slip (nota del traduttore: guinzaglio speciale per il coursing) e sarebbe stato posizionato alla sinistra dello slipper (n.d.t. lo “sguinzagliatore”). Al secondo cane di ogni coppia veniva assegnato un numero pari e avrebbe indossato un collare bianco e sarebbe stato posizionato sulla destra dello slipper. Pertanto, il primo cane in gara era il numero uno, indossava un collare rosso e sarebbe partito da sinistra. Il secondo cane sorteggiato sarebbe stato il numero due e veniva fatto partire da destra. Sebbene la responsabilità di garantire che un corridore partisse nell’ordine corretto e con il collare corretto spettasse al proprietario, tutte le gare di coursing nominavano un Commissario che chiamava i concorrenti al momento opportuno e controllava anche la loro identità rispetto ai loro libretti identificativi.

La corsa poteva essere "camminata" o "guidata", o un mix di entrambi. Nel primo caso, il pubblico si schierava sul terreno di gara, camminando in avanti in linea retta e distanziati a intervalli regolari, nella speranza di accerchiare una lepre in questa formazione. Lo slipper camminava un po' più avanti rispetto al centro del pubblico, mentre il giudice cavalcava con largo anticipo lungo uno dei lati della folla. Si prestava grande attenzione affinché tutto il terreno fosse stato metodicamente calpestato in modo da non perdere nessuna lepre.

Nel caso di una corsa "guidata", i battitori avrebbero guidato le lepri dalla campagna circostante, singolarmente e il più vicino possibile a dove lo slipper attendeva nascosto. Dei battitori sventolavano bandiere avanzando distanziati fra loro, formando un imbuto che veniva lentamente chiuso su tre lati fino a quando la lepre raggiungeva la strozzatura. Normalmente, una volta che una lepre correva verso lo slipper, i battitori si fermavano per impedire che più di una lepre arrivasse contemporaneamente sul terreno di gara.

Una volta che i cani erano pronti negli slips, se le lepri venivano spinte verso lo slipper dai battitori, i loro conduttori si sarebbero precipitati nel campo di gara fino a raggiungere l’estremità del "lato"; venivano collocati dei funzionari per garantire che la lepre corresse dritta lungo il campo finché i cani la inducevano a fare la prima virata. Ogni conduttore doveva stare attento a uscire dalla stessa parte in cui veniva sguinzagliato il proprio cane per fare in modo di non poter influenzare il percorso della lepre al fine di favorire il proprio cane. Nella corsa “camminata”, i conduttori si riunivano al pubblico camminando dietro lo slipper, pronti a seguire i propri cani dopo che erano stati sguinzagliati.

Nella corsa “guidata”, lo slipper poteva essere nascosto dietro a un riparo naturale come una siepe oppure dietro a un pannello costruito con assi, recinti per pecore o sacchi di tela, noto come "shy". A volte veniva usato come riparo un veicolo. Se la lepre era stata condotta vicino al nascondiglio, lo slipper attendeva pazientemente, allentando lentamente la coppia di cani affinché tenessero in vista la lepre, fino a quando la lepre aveva ricevuto il suo "vantaggio", o distacco, di almeno un centinaio di metri (100 iarde). Solo allora li avrebbe rilasciati. Se la lepre non sembrava muoversi agevolmente, a causa di debilità o talvolta perché i piedi le sprofondavano nel terreno pesante, i cani non venivano rilasciati. Se lo slipper riteneva che uno o entrambi i cani non avessero visto correttamente la lepre, non li rilasciava. Se la lepre attraversava il campo invece di andare dritta, favorendo così uno dei due cani, non li rilasciava.

Lo Slipper


Se una lepre forte correva dritta, i cani venivano rilasciati. Dovevano coprire circa trecento metri (300 iarde) prima che si avvicinassero alla lepre. Questo era noto come il “run-up" (la rincorsa). La lepre, avendo gli occhi posizionati in alto sul cranio percepiva i cani che si avvicinavano e, nel momento vitale, virava bruscamente per evitarli. Questa manovra, "la prima virata", era essenziale per decidere l'esito della corsa. Il giudice galoppava con il cavallo alla stessa altezza dei cani in modo da poter giudicare esattamente quale cane era davanti a provocare la virata della lepre. Il giudice aveva a sua disposizione tre punti per premiare la velocità superiore del cane che "conduceva" la lepre.

Non c'è mai stata una chiara direttiva nelle regole su come si dovesse assegnare questo punteggio. L'unica qualifica a cui si fa riferimento è il "grado di superiorità dimostrato". È noto che alcuni giudici calcolavano questi punti secondo un principio inflessibile di un punto per ogni lunghezza in cui il cane si trovava davanti all’altro al momento della virata fino a un massimo di tre punti. Sfortunatamente, c’erano altri fattori in gioco che influenzavano le dimensioni del premio. I giudici dovevano tener conto del grado in cui incidevano sul punteggio. I giudici dovevano tener conto del grado in cui un cane poteva essere favorito dalla lepre che si trovava verso di lui, o viceversa. Se un giudice assegnava un punto solo per un vantaggio di una lunghezza ma la lepre era leggermente spostata verso il cane in testa, il giudice non poteva dare più margine. Il giudice teneva anche in considerazione se un cane era rimasto svantaggiato durante lo slip a causa del comportamento del suo avversario o addirittura dell'incompetenza dello slipper.

Ai giudici di coursing non conveniva essere eccessivamente puntigliosi. Entrambi i giudici della Waterloo Cup, il Capitano Jack Chadwick e Ronnie Mills, ammisero di aver assegnato tre punti per il vantaggio, indipendentemente dal fatto che il margine fosse "minimo" o di sei lunghezze, a meno che le circostanze di qualifica lo impedissero. Jack Chadwick mi assicurò che Arthur Brice fece lo stesso. Alcuni avrebbero potuto accusarli di essere "uomini influenti", ma questo faceva in modo che ci fosse una coerenza nei giudizi che vide questi tre giudici essere chiamati agli eventi principali per quasi tutti gli ottant'anni.

Quindi, il cane più veloce dopo la prima virata poteva avere un vantaggio di tre punti per aver dimostrato una velocità superiore più un punto per aver provocato la prima virata. Durante una corsa, un cane prendeva punti quando era il responsabile di aver costretto la lepre a virare. Se la lepre girava di oltre 90 °, il cane prendeva un punto intero. Se la lepre girava di meno di 90 °, il cane prendeva mezzo punto; tale virata era definita "wrench" (torsione). Dopo una virata, se un cane perdeva una lunghezza netta dietro l'avversario, poi lo sorpassava fino a una lunghezza netta e faceva virare la lepre di nuovo, questo si chiamava "go-bye". Questo veniva ricompensato con due punti se la corsa era dritta o tre punti se aveva dovuto girare all'esterno del suo avversario. Jack Chadwick ammisse che i proprietari di cani perdenti vedevano molti più go-byes di lui. Premiava i go-byes solo se erano meritevoli, di solito se si verificavano all'inizio di una corsa. Alla fine di una corsa, un giudice doveva essere sicuro che un cane benché stanco costringesse la lepre a girare piuttosto che la lepre che prendeva in giro il cane, espressa in modo familiare come "la lepre che fa virare i cani piuttosto che i cani che fanno virare la lepre".

Il giudice non contava i punteggi individuali di entrambi i cani. Alla fine di una corsa, poteva voler segnalare il margine di vittoria ma non il numero di punti assegnati a ciascun cane. Se il collare rosso conduceva la corsa chiaramente e faceva virare bruscamente la lepre, il giudice contava "quattro rosso". Se il collare bianco provocava successivamente due virate complete, il giudice contava "tre rosso, due rosso...". Il giudice teneva a mente solo un punteggio alla volta, che aumentava o diminuiva quando i cani facevano virare la lepre. Un'ulteriore complicazione per il giudice era che, se un cane aveva un margine di sei punti e poi faceva ancora virare la lepre, questo premio era doppio. Ciò significava che se un cane era chiaramente in testa, provocava la prima virata e altre due virate successive, i suoi premi successivi erano di "doppio punteggio". Ciò dimostrava la difficoltà per il cane più lento di "battere il cane in testa", o di vincere la gara dopo essere stato battuto alla prima virata.

Nei giorni in cui l'uccisione della lepre poteva essere ricompensata con due punti, era più probabile che il "cane in testa" potesse essere battuto. Non si poteva assegnare nessun punto se entrambi i cani erano coinvolti nell'uccisione della lepre, ma se il responsabile era un cane solo, poteva ricevere un premio decisivo proprio quando la sua causa sembrava persa. In questo modo fu deciso più di un coursing storico, in particolare il trionfo di Master M'Grath contro Bab al Bowster nella finale della Waterloo Cup del 1869. Negli anni '70 il premio per l'uccisione della lepre fu ridotto a un solo punto, e negli anni 2000 fu eliminato del tutto.

Il giudice decideva estraendo dalla sua giacca un fazzoletto del colore corrispondente a quello indossato dal vincitore. Il fazzoletto rosso era nascosto nel taschino superiore della giacca da caccia mentre il bianco si trova tra i bottoni sul petto. Sollevava il fazzoletto rosso con la mano sinistra e il bianco con la destra, secondo le posizioni dei collari nello slip. Un osservatore di gara sventolava quindi una bandiera del colore appropriato per informare il pubblico. Fino agli inizi del 1900, solo il cane dal collare rosso indossava un collare identificativo e solo se entrambi i corridori erano dello stesso colore. Il giudice indicava il vincitore chiamando il colore del mantello, come "il fulvo" o "il nero". Gli osservatori di gara, tuttavia, usavano una bandiera rossa o bianca in base alla posizione dei cani nel sorteggio e quindi negli slips. Se c'era un no-course (corsa nulla), il giudice la indicava agitando la mano mentre un arbitro segnava un "nullo" nello score. Se c'era una corsa "indecisa" in cui i punteggi erano pari, il giudice alzava il cappello.

Giudice di Hare Coursing (notare il fazzoletto bianco tra i bottoni del petto)


I principianti del coursing spesso si confondevano con il termine "handicap". Come spiegato nel "Glossario" (capitolo del libro), le corse in una gara potevano avere una durata variabile, in particolare nei coursing in campi aperti. Solo nella prima manche i concorrenti si incontravano esattamente in condizioni di parità. L'handicap era la misura della discrepanza tra i cani nelle manches successive. Ovviamente un cane che aveva corso per un tempo inferiore rispetto al suo avversario godeva di un vantaggio, l'altro cane quindi avrebbe corso con un "handicap". Nel "Coursing Calendar", il modulo del National Coursing Club, la durata di ogni corsa veniva misurata entro due estremi, "molto breve" o "molto lunga" per dare un'idea del vantaggio di cui si godeva dalla seconda manche in poi. Negli anni successivi misuravano l'handicap cronometrando le corse, cosa che gli australiani facevano fin dai primi del 1900.

Quando un proprietario era consapevole del fatto che il suo cane aveva un handicap troppo alto, poteva essere tentato di ritirare il proprio cane da una gara. Un vecchio detto del coursing era che "un cane zoppo correrà sempre, un cane stanco mai". Quando un cane veniva ritirato, che fosse zoppo o stanco, l'avversario contro il quale avrebbe corso era obbligato a correre un "bye". In un torneo di tennis a eliminazione diretta, un giocatore che riceve un "bye" semplicemente "se ne va", ma nel coursing il cane che resta deve effettivamente correre per fare in modo che il suo avversario nella manche successiva non sia ingiustamente svantaggiato. Il cane che effettua il bye può correre con un appoggio o da solo. In un coursing in campo aperto è probabilmente preferibile la prima opzione poiché l’appoggio può aiutare il concorrente effettivo ad evitare che faccia fare tutte le virate della lepre da solo. Gli allenatori esperti tenevano spesso una cagna lenta ma scaltra nella loro squadra appositamente per questo scopo. In un coursing in campo cintato poteva essere preferibile un bye in solitario, poiché con la probabilità di uno slip lungo poteva agevolare la lepre a rintanarsi il più rapidamente possibile.

Trofeo di gara


Se un cane veniva ritirato dalla finale, si diceva che quello restante era il " vincitore dichiarato" e riceveva il trofeo e la posta in gioco del vincitore, mentre il cane ritirato veniva considerato come secondo classificato. In passato, i proprietari a volte giungevano ad un accordo per ritirare un cane da una finale, uno prendeva il trofeo e l'altro la parte più grande della posta in gioco. Più recentemente era norma "dividere" la posta in gioco, ogni finalista prendeva una quota uguale, il risultato veniva mostrato come "diviso". Se entrambi i cani appartenevano allo stesso proprietario, egli era costretto a dividere. Questo impediva possibili controversie su qualsiasi scommessa. Ovviamente, in tal caso il proprietario aveva la possibilità di decidere quale cane fosse stato il vincitore. Secondo la regola, la posta in gioco era trattata come una dead-heat e i bookmaker pagavano metà della scommessa.